Museo Rose Antiche

museo rose antiche

10 settembre – San Nicola da Tolentino

Agostino Ceccaroni, nel suo Dizionario Ecclesiastico, racconta che San Nicola, i cui resti mortali sono conservati nel tempio a lui dedicato, a Tolentino, nacque in Sant’Angelo in Colle, nella marca d’Ancona, nel 1245. “Fino dai primi anni di sua età – scrive Ceccaroni – si strusse d’amor di Dio e in penitenza”.

Entrò nell’ordine degli agostiniani nel 1260 e si distinse in opere di carità, di pietà e nell’astinenza. Fu anche grande taumaturgo, qualità donatagli dalla Madonna che gli apparve in una gravissima malattia. La Vergine Maria lo confortò e gli benedisse alcuni pani, per i quali riacquistò la salute. Da ciò ebbe origine il costume, tuttora esistente a Tolentino, di benedire alcuni piccoli pani, usati dai devoti insieme a preghiere particolari durante le malattie.

Morì il 10 settembre 1305; fu beatificato nel 1325 da Giovanni XXII e canonizzato nel 1446 da papa Eugenio IV. Veneratissimo nelle Marche, rappresentato da molti pittori celebri, come il Perugino, ma soprattutto da un suo corregionale, Andrea Lilli o d’Ancona nato nel 1555, del quale sono presenti alcune bellissime opere nella Pinacoteca comunale d’Ancona. Tra queste spicca la serie dedicata a San Nicola da Tolentino: ora sono 11 ma inizialmente sarebbero state 14. È il ciclo iconografico più ricco esistente in pittura del santo, di cui viene illustrata la vita e parte dei suoi miracoli. Tra questi non poteva mancare il miracolo del pane e delle rose, attribuito a molti altri santi e sante, come S. Elisabetta del Portogallo e S. Elisabetta d’Ungheria o Santa Rosa da Viterbo.

Nel piccolo dipinto a olio su legno, cm 57×39, l’argomento – come scrive l’estensore del catalogo della Pinacoteca, Giuseppe Marchini – è fornito dall’episodio miracoloso del priore del convento che ferma sulla porta il santo vedendolo correre con il grembo gonfio di pane. Il priore temeva che Nicola distribuisse le provviste del convento in elemosina. “Cosa portate?” disse il priore e Nicola, aprendo il saio, rispose: “Rose son queste o reverendo mio padre!”. Era già dicembre inoltrato, grande fu la meraviglia del priore e soprattutto la delusione del mendicante che sperava di avere qualcosa da mangiare. Particolare poi è l’espressione disinvolta del santo e la bellezza delle rose, poste al centro del quadro, simbolo, come sempre della carità cristiana. 

Ancora una volta, per chi volesse seguire il fil rouge delle rose, una visita al museo di Ancona farebbe scoprire questo ed altri capolavori, da Tiziano al Guercino, dal Maratta al Crivelli, a Lorenzo Lotto e tanti altri, considerati, a torto, “minori”. Buon viaggio tra le rose “dipinte”!

Simonetta Guicciardi