La Belle Sultane
Sultane La Belle Sultane appartiene alla classe di rose che Graham Stuart Thomas, nel suo libro The Old Shrub Roses, descrive come: le più antiche, le più famose, e le migliori piante da giardino tra le Rose Antiche – le galliche.
Alla fine del XVIII secolo gli ibridatori olandesi, oltre ad aver creato centinaia di cultivars di Centifolia, stavano coltivando un grande numero di ibridi di Gallica.
Claude-Antoine Thory, l’editore del testo che accompagnò il libro di Redouté Les Roses, notò che oltre 500 diverse varietà di Gallica erano presenti nei cataloghi olandesi.
Un ibridatore, il cui nome è associato con uno dei primi ibridi di Gallica, è A.G. Van Eaden di Haerlem, nell’Olanda del nord. Secondo Francois Joyaux, almeno 15 cultivars esportate dall’Olanda prima del 1815, sono oggi ancora in commercio. A quelle che venivano importate in Francia, veniva spesso dato un nome francese, in alcuni casi più di uno, causando non pochi problemi di identificazione.
Holoserica e Mahaeca sono nomi che compaiono in vari documenti riferiti a più varietà diverse, alcune dal fiore quasi semplice, altre dal fiore doppio, ma in comune tutte avevano i petali violacei e vellutati. Redouté illustra, nel terzo volume del suo libro Les Roses, una rosa identificata come “Le Maheka a fleurs simples”. Thoey scrisse nel 1824 a riguardo: Questa rosa, una delle più magnificenti gallica, è così conosciuta che è inutile fornirne una descrizione. Non richiede alcuna manutenzione, soltanto un’esposizione in pieno sole per mostrare la piena brillantezza dei suoi colori. Abbastanza raramente può presentare fiori completamente singoli. Arrivò a noi da un vivaio olandese circa trent’anni addietro e fu distribuita da Dupont. Molti giardinieri si riferiscono a lei come La Belle Sultane. (riportato da Brent Dickerson ne The Old Rose Adventurer, p.53)
Sebbene non ci è dato sapere con certezza, è probabile che La Belle Sultane fosse una delle tante Galliche coltivate nei giardini dell’imperatrice Giuseppina alla Malmaison, visto che era presente nella collezione di André Dupont e il fatto che lui le avesse venduto delle rose (The First Gallicas Raised in France: 1804-1815).
Quindi, come fece una rosa molto probabilmente creata nella terra dei canali e dei mulini a vento a ricevere un nome che porta alla mente le storie delle Mille e una Notte? Per citare uno storico primo ministro inglese, E’ un indovinello, avvolto in un mistero, dentro ad un enigma; ma forse esiste una chiave. Esiste una leggenda che potrebbe portare alla chiave.
Aimee Dubocq de Rivery Maria Marta Aimee Dubocq de Rivéry nacque nella colonia francese della Martinica, un’isola caraibica. Come sua cugina, Maria Giuseppina Rosa Tascher de la Pagerie (che in seguito divenne l’Imperatrice Giuseppina, moglie di Napoleone), venne mandata in Francia a completare la sua educazione. Quando ritornò in Martinica nel 1788, si dice che Aimee venne catturata dai pirati Berberi, portata a Algeri e venduta al reggente (“Bey”). Di lì a poco, per ingraziarsi i favori della corte Ottomana, venne presentata come regalo al Sultano Abdulhamid I, ad Istanbul, e le fu dato nome Nakshidil. Dopo la morte del sultano le fu chiesto di rimanere nell’harem e di allevare un nipote. Questo giovane, Maometto II, sarebbe asceso al trono diventando il trentesimo sultano dell’impero Ottomano. Qui la leggenda assume connotati reali, visto che Maometto II fu allevato da una donna che gli insegnò il francese. Esiste un’altro piccolo indizio, sottoforma di una miniatura di una giovane Aimée con la scritta “Devenue Sultane Validé, Mére de Mahmoud II” (divenne regina madre, madre di Maometto II).