Museo Rose Antiche

museo rose antiche

A volte si fanno strani incontri, frugando fra le antiche carte in cerca di musiche. Nel Fondo Musicale conservato presso l’Opera Pia Greggiati di Ostiglia si conservano due pagine contenenti composizioni del trecento italiano a due voci: furono staccate, chissa quando e perche’, da quello che è attualmente il Codice Vaticano Rossi 215. Si tratta, per l’esattezza, delle carte 25/26 e 31/32: una di queste composizioni ha per protagonista la Rosa, nell’accezione di oggetto sublime, desiderato fortemente , ma il cui possesso e’ doloroso quanto la puntura delle spine. Al di la del valore musicale vero e proprio, e’ interessante il testo poetico che, di per se, e’ una piccola chicca.

Eccolo: 

In un broletto, all’alba del chiar giorno, 

nel tempo gaio, quando gli augelletti di ramo in ramo fan dolci versetti, entro per prender diletto a soggiorno: vidi una rosa, porsiglie la mano, una voce grido’: Non far, va piano! Tutto smarrito volsimi d’intorno: vidi Amor venir pien di disdegno, dicendo: Non toccar, che non e’ degno! La Spina dee sentir chi vuol la Rosa, come la punge, si’ com’ella posa!

Sul significato di queste ultime righe ho interrogato una cara amica, la Dr.ssa Costanza Geddes da Filicaia, docente di Letteratura Italiana presso l’Universita’ di Macerata, che le interpreta come un fallimento: l’amante, insomma, non riesce a cogliere la Rosa (l’Amata) poiche’ i rami sono così spinosi che deve rinunciare (ossìa posare la Rosa dopo averla colta)! …io, pero’, saro’ meno filologa ma piu’ ottimista: mi sembra di capire che anche nel ‘300, come oggi, l’amore portava con se gioie e dolori. 

Quindi, a mio parere, l’Amante coglie l’Amata, che pero’ lo tiene sempre un po’ sulle spine Forse perche’ tutto cio’ che e’ bello viene conquistato con fatica, e con fatica trattenuto, anche una cosa apparentemente spontanea come il sentimento dell’Amore.

Giovanna Motta.