Museo Rose Antiche

museo rose antiche

Il “Rosso” di Pompei sulle tavole del Mondo

Il Piedirosso e lo Sciascinoso, gli antichissimi vitigni sanniti, sono stati nuovamente impiantati a Pompei in cinque vigneti, nei terreni adiacenti alla Casa della Nave Europea, dell’Oste Eusino, della Caupona del Gladiatore, del Foro Boario, e della Casa della Fontana a Mosaico.

Come il Falerno trionfava sulle tavole eleganti della Roma imperiale così il vino sannita, attraverso Pompei, tornerà sulle mense e nelle cantine dei più prestigiosi collezionisti.

Dopo sette anni di studio, l’appassionata biologa di Pompei, Annamaria Ciarallo, torna a stupire il mondo con le sue sperimentazioni. Già da tempo la dottoressa Ciarallo, laureata in Biologia con specializzazione in Botanica, conduce (sotto l’occhio attento dei soprintendenti che si sono succeduti in questi ultimi anni) una ricerca naturalistica nella città “morta” più famosa. Ha pubblicato, tra l’altro, “Orti e Giardini di Pompei”, Napoli, 1992; con Lello Capaldo “Orti e Giardini nel quadro Urbano”, Milano, 1994, senza peraltro entrare nel merito della ricerca archeologica.

 

Studiando pollini e legni, e le tracce lasciate dalle radici nel suolo, attraverso le rappresentazioni dei motivi vegetali negli affreschi della Casa del Bracciale d’Oro, scoperta a metà degli anni ’70, la biologa scoprì che a Pompei era già rappresentata e quindi esistente, sia la Rosa Gallica che la Rosa Gallica Versicolor. Le indagini palinologiche rivelarono che nella cosiddetta Casa del Profumiere, meglio nota come Giardini d’Ercole, erano coltivate rose. Queste insieme a gigli e viole, costituivano le essenze per la preparazione dei profumi, la cui base oleosa era fornita dagli ulivi coltivati nello stesso giardino. Un olio profumato, l’oleum rosarum, veniva tratto da rose macerate prima in olio, poi in vino e successivamente spremute.

Viti selvatiche emergevano tra i ruderi insieme a ginestre, rovi, ed edere e come sono tornate a fiorire le rose così anche il vino riemerge dal passato. Ancora una volta roseti e vigneti vanno di pari passo: come per le rose anche per le viti (e sembra sia già in cantiere il progetto di produrre alla maniera antica anche l’olio pompeiano) inizia la ricerca di Annamaria Ciarallo. La biologa supportata dalla Soprintendenza ed affiancata da un’illustre azienda vinicola, la Mastroberardino (già famosa nel mondo per il suo “Taurasi” definito da Giosuè Carducci “gaudioso” e che i più raffinati enologi paragonano al Barolo, ritenuto universalmente il più grande vino del mondo) prosegue nelle sue rivisitazioni del passato.

I vitigni usati dai Mastroberardino per il “Taurasi” sono antichissimi: l’Aglianico, corruzione del vocabolo originario “ellenico”; il Sangiovese e il Barbera, ma soprattutto il Piedirosso. Tra i vitigni a bacca nera del Sannio e dell’Irpinia troviamo oltre ai vari tipi di Aglianico, il Foglianise, l’Amaro, il Taurasi, il Vulture anche il Barbera Sannio, il Lambrusco Maestri, il Cabernet Sauvignon, ma soprattutto gli autoctoni: l’Olivella, il Pallagrello Rosso, il Summariello, il Piedirosso AV e lo Sciascinoso.

Dopo esperimenti accurati, prove archeologiche, ed indagini palinografiche (con analisi in laboratorio dei resti vegetali ed animali) l’Azienda Mastroberardino è stata incaricata dalla Soprintendenza di Pompei di ricreare il prezioso nettare di cui si inebriavano i pompeiani. Tra otto vitigni, studiati dal ’96, si è arrivati alla selezione finale: a Pompei venivano coltivati il Piedirosso e lo Sciascinoso, sanniti per eccellenza! Andrà per l’intero pianeta questo prezioso vino, rigorosamente rosso, come il rubino, come il colore dei celebri affreschi pompeiani.

Prodotto in quantità limitatissima, già richiesto dagli appassionati di tutto il mondo, è stato necessario venderlo all’asta in un celebre albergo romano.

I visitatori di Pompei troveranno, tra le altre meraviglie (mirti, gigli, viole, uliveti e roseti) anche i vigneti, miracolosamente conservati per centinaia di anni sotto lapilli e ceneri.

Senza alcun cinismo torna in mente la celebre frase di Goethe sulla magica città sepolta per secoli: “Di tutte le catastrofi che si sono abbattute sul mondo, nessuna ha portato tanta gioia ai posteri.”

Liliana Beatrice Ricciardi