La grande eredità della Rosa gigantea
L’avvento delle rose Cinesi, a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, ha cambiato definitivamente il destino della rosa occidentale.
Caratteristiche pregevoli come la rifiorescenza, il profumo intenso, la colorazione rosso acceso si coniugano oggi per offrire quell’immagine stereotipa della rosa dell’immaginario comune; è necessario ricordare comunque che questo enorme fascino, questa capacità di suggestionare è frutto del felice connubio tra rose d’oriente e rose d’occidente: senza l’apporto delle prime sarebbe stato letteralmente impensabile giungere a tanta bellezza.
La genealogia della Rosa
I mercanti di tè che in quel periodo commerciavano con l’oriente poterono apprezzare per primi, tra gli Europei, il gratificante risultato della dedizione dei giardinieri cinesi, la cui tradizione nella coltivazione e nella selezione della pianta si perpetuava da diverse centinaia di anni. Sebbene molte differenti varietà di rose vennero introdotte dalla Cina e dai paesi limitrofi tra XVIII e XIX secolo, solamente quattro archetipi Cinesi (in seguito noti come ‘Stud Chinas’) poterono vantarsi di essere assunti ad emblema della magnificienza dell’arte rosaistica orientale:
- Slater’s Crimson China (R. chinensis semperflorens, 1792)
- Parson’s Pink China (R. chinensis pallida ‘Old Blush’, 1793)
- Hume’s Blush Tea-Scented China (o R. x odorata 1809)
- Park’s Yellow Tea-Scented China (o R. x odorata ochroleuca 1824)
Essi risultavano altamente appetibili ad occhi europei per almeno due ragioni: in primo luogo possedevano delle caratteristiche ai loro occhi del tutto inusuali, come il colore rosso cremisi intenso od il giallo pallido, il profumo”di tè”, la rifiorescenza continua. Secondariamente, ogni varietà concentrava in sè diverse caratteristiche pregevoli, anche quando esse non erano del tutto atipiche; per queste ragioni il gruppo fu oggetto di ibridazioni febbrili, col risultato di entrare nella genealogia di praticamente ogni rosa moderna.
Mentre un tempo non era chiaro quale relazione di parentela insistesse tra i quattro esemplari cinesi, oggi si suppone che il patrimonio genetico alla base di una così stupefacente progenie derivi essenzialmente dall’unione di almeno due specie selvatiche: Rosa chinensis (Rosa chinensis fo. spontanea Rehder & E.H. wilson) e la meno nota Rosa gigantea (Rosa gigantea Collett ex Crèpin).
Da quanto detto risulta quindi evidente che la seconda specie è fondamentale al pari della prima, poichè comparteciperebbe a determinare i caratteri di gran parte delle discendenti delle quattro ‘Stud Chinas’. Seppur non si possa negare l’importanza di tale specie, è spiacevolmente vero che la letteratura del settore tende a trascurarla in maniera imperdonabile, dedicandole solo pochi cauti accenni. Ciò non rende assolutamente onore ad una pianta così singolare e di una bellezza semplice, sobria, lontana dall’artificiosità insapore delle rose moderne e dall’ostentazione eccessiva di certe rose antiche.
Conveniunt Rebus Nomina Saepe Suis’ (Spesso i nomi sono adatti alle cose a cui appartengono)
Rosa giganteaSi ritiene che la R. gigantea sia stata scoperta da Sir George Watt nel 1882 presso Manipur, ad un’altitudine di 2300 metri. Alla pianta venne dato inizialmente il nome di R. macrocarpa (‘dai grandi frutti’), variato in seguito in R. xanthocarpa (‘dai frutti gialli’); curiosamente lo scopritore non pubblicò nessuna descrizione a riguardo.
Nel 1888 Sir Henry Collett potè apprezzare un esemplare di rosa apparentemente sconosciuto, cresciuto oltre i 700 metri di altitudine presso Shan Hills, Burma, e dal quale rimase profondamente impressionato. La pianta era visibile a notevole distanza: simile ad una magnolia, si estendeva considerevolmente attraverso la vegetazione avvinghiandosi agli alberi circostanti, arrampicarsi ad altezze superiori ai 25 metri per poi far ricadere i rami fioriti come festoni, ricolmi di fiori bianco-crema. Tali fiori potevano raggiungere anche i 15 centimetri di diametro ed oltre; a sorreggere una tale enormità provvedeva un vero e proprio tronco di 50 cm di diametro.
Collett decise quindi di raccogliere alcuni campioni che furono dapprima inviati ai giardini botanici di Calcutta e di Kew, quindi inoltrati al Prof. François Crèpin, tassonomista belga. Costui per primo ne pubblicò una descrizione, identificando il materiale raccolto sotto il nome di R. gigantea (‘rosa dei giganti’), denominazione suggerita dallo stesso Collett. Secondo la ipotesi formulata da Crèpin, la R. gigantea di Collett e la R. xanthocarpa di Watt erano due espressioni della stessa pianta; comunque tale opinione non venne mai condivisa da Watt, il quale preferiva credere che le due piante fossero distinte e che la R. gigantea fosse piuttosto un ibrido derivante da R. chinensis.
Per un certo periodo si è ritenuto che le differenze morfologiche individuate da Watt, come il possedere 7-9 foglioline invece di 5-7 ed avere fiori di colore piu’ scuro, potessero essere inconsistenti.
In particolare e’ stato notato che le R. gigantea che vivono alle quote piu’ alte, quindi in condizioni di temperatura più bassa, tendono ad avere una colorazione più intensa del fiore. Mentre le gelate sono pressochè sconosciute presso Shan Hills, dove è stata rinvenuta la R. gigantea, la R. xanthocarpa è stata raccolta in Manipur ad una considerevole altezza, dove il clima e’ certamente più rigido; ciò potrebbe spiegare il mistero se non fosse che un’altra autorità nelle R. gigantea, l’ibridatore H.cayeux, sostenne la prospettiva di Sir Watt.
Attualmente si ritiene che entrambe le varietà siano sotto-specie di R. chinensis. La cosa può sembrare apparentemente difficile da credere, rammentando i bassi cespugli di ‘Old Blush’ dal fiore doppio che abbiamo in giardino; tuttavia le R. chinensis spontanee sono piante a fiore semplice che crescono notevolmente, e non è raro che raggiungano i 6 m di altezza. Crèpin era fermamente convinto che gli incroci di R. gigantea avrebbero potuto rivelarsi si maggior pregio rispetto a quelli ottenuti con R. chinensis, in virtù del fatto che la prima combinava bellezza del fogliame a fiori di grandezza ineguagliabile; per questo si prodigò perchè la coltivazione della pianta in occidente potesse avere successo, inviando parte dei semi raccolti ai giardini del sud Europa che, situati in una fascia climatica più calda, avrebbero fornito alla pianta un ambiente più adatto in cui crescere.
Oggi sappiamo quanto egli avesse ragione: la pianta ci ha effettivamente regalato una discendenza di una bellezza singolare. Successivamente alla scoperta di H.Collett e Sir Watt, W. Hancock e A. Henry segnalarono la presenza della pianta in Mengtze, Yunnan, a sud-ovest della Cina; in questo caso gli esemplari presentano fiori bianco puro, con una circonferenza di 15 pollici (40 cm circa).
A questo punto solo il tempo avrebbe potuto sciogliere l’incognita che più indispettiva questi uomini: la pianta sarebbe sopravvissuta in un habitat differente da quello di origine? Si sarebbe congiunta facilmente con le rose occidentali? Una risposta affermativa, sapevano, avrebbe significato un nuovo universo di varietà.
‘Ad Pulchrum Est Digito Monstrari et Dicier: Hic Est!’ (E’ bello essere additati e che si dica: è lui!)
Campione di R. gigantea raccolto da H. Collett, Herbier Crépin. © Ivan Louette et Commune de Chaumont-Gistoux
Le piante appartenenti alla specie rampicante R. gigantea sono le più grandi del mondo: si favoleggia che possano raggiungere 30 metri di altezza ed oltre. La specie è nativa del nord-est dell’India, del nord del Myanmar e del sud-ovest della Cina, prevalentemente la regione dello Yunnan; predilige un’altitudine tra i 1000 e i 2500 metri e prospera in un clima sub-tropicale, adattandosi senza problemi anche al clima temperato mediterraneo.
Sebbene non tolleri il freddo eccessivo, può resistere ad abbassamenti eccezionali della temperatura, fino a -10°C. Accetta ogni tipo di terreno ad eccezione dei suoli saturi d’acqua; cresce bene in quelli argillosi neutri. Ama i luoghi soleggiati, sopporta la mezz’ombra. Le foglie sono sempreverdi o semi-sempreverdi, lunghe tra i 15 e i 30 cm; ogni foglia e’ dotata di 5-7 foglioline della lunghezza di 4-10 cm, oblunghe, acuminate, di color verde scuro lucido. La rosa e’ dotata di spine, ma non sono particolarmente abbondanti: quelle presenti sul fusto sono piuttosto dritte; sui rami fiorenti possono essere del tutto assenti ma, se presenti, hanno l’aspetto di uncini ricurvi.
La pianta se ne serve per far presa sugli alberi ospitanti, così da facilitare la proiezione dei rami verso l’alto. I fiori semplici, con cinque petali, misurano tra i 10 e i 15 cm e sfoggiano corolle color bianco neve, bianco-crema (Collett) o giallo (xanthocarpa). Sono profumati, ma l’intensità della fragranza varia da esemplare ad esemplare: talvolta è appena percettibile. Il colore del bocciolo si presenta più scuro rispetto al fiore schiuso; generalmente giallo dorato. La fioritura, che avviene in Marzo-Aprile, e’ insolitamente precoce. I cinorrodi sono tondeggianti, lisci, glabri, delle dimensioni di un piccolo frutto (2,5-4 cm di diametro), di colore giallo, giallo-arancio (xanthocarpa) oppure arancio-rosso (Collett). Sono considerati commestibili, profumati, di sapore gradevole; la consuetudine è quella di consumare solo il sottile strato di polpa che avvolge i semi. Sono ricchi di vitamine, soprattutto A, C ed E, flavonoidi e acidi grassi essenziali. Sir George Watt riporta che questi frutti potevano essere trovati comunemente in vendita nei bazaar di Manipur.
Esiste anche un altro tipo di R. gigantea, nota come R. odorata gigantea Rehder & Wilson. Originaria del sud della Cina, non mostra praticamente nessuna delle caratteristiche tipiche delle R. gigantea “vere” Collett. E’ noto comunque che questa pianta non è mai stata usata per creare gli ibridi che ci sono giunti (Nabonnard, Cayeux) i quali invece prendono le loro caratteristiche proprio dalle Collett.
‘Ubi Bene Ibi Patria’ (La patria è dovunque si stia bene)
I semi spediti a Kew da F. Crèpin germogliarono; vennero testati in diverse condizioni ambientali ed alcune delle piantine generate, spedite ad altri giardini botanici. Tuttavia, nessuno degli esemplari nati in Inghilterra fiorì, almeno inizialmente. La pianta continuava a crescere per anni, producendo centinaia di metri di rami, ma neppure un singolo fiore.
Solamente nel 1903 si diffuse la notizia che ad Asbury Park, Guildford, una R. gigantea aveva prodotto due fiori, uno dei quali di sei pollici (15 cm) di diametro. Credo si possa definire perlomeno curioso il fatto che Crèpin morì quello stesso anno. Nel febbraio dell’anno successivo la pianta produsse una dozzina di fiori, tutti al di sotto dei 14 cm di diametro. Ogni altro tentativo di propagazione della pianta per ottenere una fioritura piu’ abbondante era destinato a fallire.
Nel frattempo le piante che avevano raggiunto il sud Europa avevano iniziato a prosperare: non più tardi del 1896 il giardino botanico di Lisbona poteva gia’ apprezzare lo splendore della fioritura di una R. gigantea, per la prima volta in tutto l’occidente. Mentre parte del Portogallo subisce l’influenza Atlantica, nella punta meridionale la latitudine ha il sopravvento; a sud di Lisbona il clima tende a diventare sempre più caldo ed arido; infine, nel distretto di Faro il clima e’ praticamente sub-tropicale, ovvero simile a quello d’origine della pianta. Come aveva giustamente ipotizzato Crèpin, il clima mediterraneo dei paesi del sud Europa era sufficientemente caldo da offrire un habitat confortevole alla pianta, che ripagava la premura con spettacolari fioriture. Sfortunatamente tutto questo portava a formulare anche un’altra considerazione: la Gran Bretagna non possedeva un clima adatto, e quindi il comportamento che la pianta assumeva in quelle regioni era atipico. Evidentemente essa non riusciva a raccogliere sufficiente energia dal pallido sole atlantico per completare il ciclo vitale, e per tale ragione la coltivazione nei freddi paesi del nord Europa non poteva essere fruttuosa.
Ad ogni modo, e’ meglio affrettarsi ad aggiungere che la pianta preferisce climi ben più caldi di quello sud Europeo, tant’è vero che i migliori risultati nella coltivazione fuori dall’ambiente nativo non ebbero luogo sulle sponde del Mediterraneo, ma in Nuova Zelanda, Australia, California; sono originari di questi luoghi, infatti, molti degli ibridi che fecero apparizione successivamente.
‘Festina Lente’ (Affrettati… lentamente)
Un seme di Rosa gigantea spesso impiega due interi anni per germogliare, il che decisamente non la rende una delle piante preferite dai caratteri impazienti. Il tegumento e’ spesso, quindi garantisce all’embrione un certo livello di isolamento dall’ambiente; inoltre quest’ultimo, per giungere a maturazione, deve essere soggetto ad una larga finestra di tempo caldo stimata in circa 2-3 settimane.
Per accelerare il processo si usa spesso incidere leggermente la superficie dei semi (scarificazione); a ciò segue un periodo di immersione in acqua calda (35-40°C) per 12/24 ore al termine del quale essi appariranno inturgiditi, per via dell’acqua assorbita. Il tegumento, ammorbidito, tendera’ a consumarsi più facilmente rendendo l’embrione maggiormente soggetto all’ambiente esterno.
A questo punto è necessario adagiare i semi così trattati su torba umida o su un materiale equivalente che possa soddisfare la necessità di un ambiente sufficientemente umido ma contemporaneamente a contatto con l’ossigeno dell’aria, mantenendoli per 2-3 settimane ad una temperatura compresa tra i 25 e i 32°C; ciò provocherà il risveglio definitivo dell’embrione. I semi andranno quindi piantati; per i successivi 4-5 mesi (o comunque fino a germinazione) e’ bene assicurare una temperatura intorno ai 3-4 °C. La propagazione puo’ avvenire anche per talea; l’operazione va effettuata all’inizio dell’autunno. Occorre prelevare, dai rami giovani della pianta, delle sezioni di 25 cm di lunghezza e del diametro di una matita. Le talee ottenute andranno interrate in un luogo protetto, eventualmente anche all’esterno, fino all’avvenuto attecchimento; generalmente cio’ si verifica dopo circa 12 mesi e con un’alta probabilità di successo.
‘Accidere ex una Scintilla Incendia Passim’ (A volte da una scintilla scoppia un incendio)
La quantità di varietà di rosa che sono imparentate o sospettate di essere imparentate con la Rosa gigantea è notevole. Tra gli ipotizzati discendenti naturali possiamo brevemente rammentare:
- Parson’s Pink China (Rosa x odorata pallida, Old Blush, Monthly Rose, Bengal Rose, Rose du Bengale, Pink Daily, Parson’s Pink, China Old Pink Monthly, Common Monthly, Common Blush, Monthly Rose China, Old Blush China, The Last Rose of Summer).
E’ probabilmente la Rosa chinensis piu’ conosciuta ed apprezzata; rifiorente, si distingue per il suo fiore semidoppio o doppio di 15-20 petali rosa argentato , segnato da venature di colore piu’ intenso, di un moderato profumo fruttato. Forma cespugli che raggiungono una altezz’ tra i 90 e i 300 cm. Resistente ai parassiti, vigorosa, tollera mezz’ombra suoli poveri.. insomma, per molti versi è l’archetipo della rosa ideale, se si accetta quell’aspetto un po’ disordinato, sciupato del fiore che, dal mio punto di vista, è assai affascinante. - Hume’s Blush Tea scented China (Rosa x odorata)
E’ la comune “Rosa Odorata” o “Rosa Tè” o “Old Tea Rose”. Importata dalla Cina nel 1809 da Sir A. Hume, venne considerata una delle possibili espressioni della R. chinensis, sebbene siano evidenti molte delle caratteristiche morfologiche tipiche della R. gigantea. La rosa presentava con un tipico profumo di “Tè” e colorazione bianca con lievi sfumature di rosa chiaro, fiori doppi o semidoppi. - Park’s Yellow Tea scented China (Rosa x odorata ochroleuca)
Introdotta da Parks nel 1824, presenta notevole somiglianza con le rose Tè propiamente dette; l’influenza della R. chinensis e’ molto più forte in questa pianta che nella precedente. Iin passato veniva talvonta indicata come R. indica sulphurea per via dei profumati petali doppi o semidoppi colorati delicatamente di giallo. Insieme a R. foetida lutea è considerata la principale apportatrice del tal colore in tutti gli ibridi che seguirono; in particolare va ricordato che ha contribuito ad originare le noisette giallo pallido, come la “Lamarque”. - Fortune’s Double Yellow (Rosa x odorata pseudindica)
Talvolta indicata con “Gold of Ophir” oppure “Beauty of Glazenwood” fu scoperta nel giardino di un facoltoso mandarino a Ningpo da R. Fortune, ed in seguito introdotta nel 1845 in Europa. Nel 1932 Schoener ipotizzò che questa rampicante potesse essere un ibrido naturale di R. gigantea. Il colore della corolla è giallo brillante con sfumature rosa e porpora; il fiore, semidoppio. - Lijang (o Lijiang)
E’ una pianta che ha mantenuto la caratteristica, propria della sua antenata, di crescere notevolmente; anche oltre i dieci metri. E’ una rampicante rifiorente dai grandi fiori rosa sfumati di albicocca, semidoppi e molto profumati. Venne introdotta dalla Cina da Gianlupo Osti, e potrebbe essere un ibrido tra una R. x odorata (che, ricordo, e’ un ibrido di R. gigantea) con una R. gigantea propriamente detta. E’ una pianta piuttosto vigorosa, meno sensibile alle basse temperature degli altri ibridi di R. gigantea. - Cooper’s Burmese (Rosa Cooperii)
Introdotta nel 1927, è ritenuta essere un ibrido R. gigantea x laevigata. Pianta di una certa mole, come la precedente, sfoggia una sola volta all’anno fiori semplici, grandi, color bianco puro o bianco-avorio e moderatamente profumati. Essi sono accompagnati da un fogliame semi-sempreverde ludido, di colore verde scuro. Tra gli ibridi naturali e non è quello che più ricorda la pianta di origine, insieme a Montecito.
Parallelamente a queste varietà di origine incerta, probabilmente semplice selezione di incroci naturali, c’e’ una lunga tradizione di piante generate dall’opera umana; gli individui che più hanno contribuito alla discendenza della R. gigantea sono:
- Cayeux, M. Busby, G. Schoener, F. Fenzi (F. Franceschi), P. Nabonnard, A. Clark.
- Le Rose di Cayeux, Cayeux era di origine francese e lavorava per il giardino botanico di Lisbona. E’ stato il primo a ricevere da Crépin i semi di R. gigantea, nonché il primo ad ottenere risultati significativi dalla pianta. Le prime ibridazioni iniziarono nel 1898 ed ebbero per soggetti rose Tè e gigantea. Possono essere divise in due categorie, a seconda che la R. gigantea sia stata impiegata come pianta donatrice di polline (prima) o come pianta madre (seconda). Alla prima categoria appartiene:
- Etoile de Portugal
E’ un incrocio R. gigantea x Reine Marie-Antoinette. La pianta fiorisce per la prima volta nel 1903. E’ una pianta dall’abbondante fioritura, con corolle rosso carminio che sfumano in giallo alla base dei petali, piuttosto profumante. Il colore tende a schiarire quanto viene raggiunta la piena fioritura.
- Etoile de Portugal
Alla seconda categoria appartiene un insieme di varietà caratterizzate dall’abbondante fioritura e, cosa particolarmente importante, con una certa resistenza al freddo:
- Amateur Lopes
E’ un incrocio M.me Berard x R. gigantea. Prende il nome da Alberto Lopes, amico di Cayeux. Pianta vigorosa, dai fiori grandi color salmone ma che vira verso il rosa sulla punta dei petali. - Belle Portugaise
Una pianta che certo non ha bisogno di molte presentazioni, essendo la più conosciuta ed apprezzata di tutto il gruppo. Deriva dall’incrocio Souvenir de Leonie Viennot x R. gigantea. E’ una pianta che raggiunge una notevole dimensione, anche oltre i dieci metri, caratterizzata da boccioli di lunghezza ragguardevole (10 cm) che preannunciano fiori quasi semidoppi di diametro adeguato, anche 16 cm, di colore rosa carne e leggermente profumati; talvolta i fragranti petali vengono utilizzati per aromatizzare dolci. Fiorisce profusamente ed i semi generati sono fertili. Il fogliame e’ quello tipico delle R. gigantea. La varietà ha generato uno sport (mutazione naturale) di particolare pregio, che rivaleggia in bellezza col genitore: “Belle Blanca” o “Belle Blanche”. Il nome deriva dalla colorazione dei petali, bianco puro. - Dona Palmira Feijao
Deriva dall’incrocio Souvenir de Leonie Viennot x R. gigantea. Fiori grandi, rosa carne che vira al carminio sulla punta dei petali. - Lusitania
Deriva anch’essa dall’incrocio Souvenir de Leonie Viennot x R. gigantea. Fiori grandi, giallo con sfumature di carminio. Boccioli particolarmente lunghi, fioritura abbondante.
Le Rose di M. Busby, Capo giardiniere di Chateau Elenoire, Cannes, è ricordato per avere ottenuto un altro celebre ibrido di R. gigantea: La Follette o Senateur la Follette o Follette. Risalente al 1910, è una varietà che presenta fiori grandi (12-13 cm), doppi, di color rosa con sfumature carminio, salmone e di profumo tipico, non particolarmente intenso. La pianta e’ generalmente non rifiorente, con fioritura precoce e prolungata; tuttavia eccezionalmente può portare una seconda, tarda fioritura. Busby non rivelò mai l’identità del secondo genitore.
Sono noti altri due ibridi di Busby, apparentemente andati perduti: Kobe ed Eleonoire.
- Le Rose di G. Schoner, Prete cattolico residente in California, è noto per avere prodotto un ibrido di R. giganteadal fiore giallo, noto come “Glory of California”.
- Le Rose di E. Fenzi (F. Franceschi), Fiorentino, Emanuele Orazio Fenzi si trasferì in Santa Barbara, California, facendosi conoscere col nome di Francesco Franceschi; in quei luogi operò dall’inizio del ‘900 fino agli anni ’20 producendo circa 200 varietà floreali.
Celebri furono i suoi ibridi di R. gigantea x moschata: Montearioso, Madeleine Lemoine ma soprattutto Montecito, tutti caratterizzati dall’avere una grande somiglianza con le caratteristiche morfologiche della varietà Collett.
Montecito (1930) R. gigantea x R. brunonii (moschata).
Grande scalatrice, capace di raggiugere i 30 m di altezza, Montecito e’ forse l’ibrido di gigantea più simile al tal genitore, seppure dal profumo è possibile sospettare la parentela con R. moschata. Fiore semplice, 5 petali larghi, color bianco, bianco-crema. La pianta e’ molto resistente ai parassiti, ma come molte gigantea teme il freddo intenso.
- Le Rose di P. Nabonnard, negli anni ’20 il francese Nabonnard fu un prolifico ibridatore di gigantea, lavorando essenzialmente ad ibridi che sfruttavano come secondo genitore Noisette e Tea.
Sfortunatamente delle sette varietà prodotte, solamente due ci sono pervenute: Senateur Amic ed Emmanuela de Mouchy; purtroppo Comtesse de Chaponnay, Fiammetta, Comtesse Prozor, Noella Virebent, Lady Johnston si ritiene siano andate perdute.
- Senateur Amic (1924), E’ un incrocio tra R. gigantea e Generale MacArthur; vanta fiori di 12 cm circa di diametro intensamente profumati, quasi doppi, di un rosa scuro intenso che puo’ essere saltuariamente “sporcato” di bianco . Non è raro che si arrampichi fino a 10 metri di altezza, se le condizioni lo permettono.
- Emmanuella de Mouchy (1922)
Incrocio di R. gigantea x Lady Waterlow. Fiore a coppa di 9-16 petali, molto profumato, di color rosa che si intensifica verso l’interno e talvolta sfumature perlacee, che fanno apparire il fiore traslucido; spesso raggiuge i 12 cm di diametro. La fioritura di questa vigorosa pianta (capace di raggiungere 8 m in altezza) è precoce.
Le Rose di C. Clark, Figlio di un immigrato scozzese, Alister Clark assume un’importanza fondamentale nel contesto della coltivazione di ibridi di R. gigantea in Australia. Colpito dalla grazia della pianta, si propose di creare varietà molto vigorose che potessero adattarsi al clima della Gran Bretagna. Tra gli ibridi più famosi e’ bene ricordare:
- Lorraine Lee (1924) Jessie Clark (vedi poi) x Capitaine Millet.
Fiore rosa o albicocca a coppa, doppio, con intensa fragranza. Pianta connotata da un cespuglio con fogliame sempreverde che raggiunge i 2 m. La rosa non tollera il freddo intenso. - Baxter Beauty
Fiore semidoppio, profumato, color albicocca; sport di Lorraine Lee; pianta vigorosa. - Squatter’s Dream (1923)
Il nome pare derivare da un cavallo da corsa; boccioli albicocca che schiariscono in un fiore giallo pallido, semplice o quasi semidoppio, profumato. Rifiorente. L’altezza che raggiunge è decisamente inferiore a quella degli altri ibridi. - Broadway
Simile a Baxter Beauty. - Courier (1930)
Vigorosa, raggiunge gli 8 m; fiori rosa pallido e bianco o dorato, fiorisce una volta soltanto. - Flying Colours (1922)
Fioritura precoce, unica ed abbondante. Fiori grandi, semplici moderatamente profumati, rosso ciliegia. La pianta è vigorosa, cresce sino a 3 m. - Pennant (1941)
Incrocio “Flyng Colours” x “Lorraine Lee”. Precoce fioritura, generosa; fiori semidoppi a coppa, molto fragranti. Molto vigorosa, cresce fino ad un’altezza di 6 metri. - Golden Vision (1922)
R. gigantea x Marechal Niel. 7 m, fiori giallo dorato semidoppio, fioritura precoce. - Jessie Clark (1915)
Fiori grandi e semplici, 5 petali, di color bianco contornato di lilla come certe rose canine; piuttosto fragrante. Vigorosa, cresce sino a 5-6 metri. - Kitty Kininmouth (1922)
Fiore semidoppio rosa carmino; precoce, vigorosa. - Mrs. Richard Turnbull (1945)
Vigorosa, cresce sino a 7 m. Fioritura precoce, unica, abbondante di fiori giallo chiaro tendente al bianco. - Nancy Hayward (1937)
Abbondante fioritura, grandi fiori semplici di 5 petali rosso chiaro, moderatamente fragranti; fogliame verde scuro, vigorosa, rifiorente, raggiunge i 6 m. Simile a Jessie Clark. Molto resistente alle malattie. - Tonner’s Fancy (1929)
Fiore grande e doppio, molto fragrante, di colore bianco o rosa pallido. fiorisce una volta soltanto.
Infine…
… è necessario ricordare un altro ibrido che ha riscosso un certo successo:
Susan Louise (1929)
Introdotta da Adams, è imparentata con la già citata “Belle Portugaise” con la quale condivide dei bellissimi fiori semidoppi rosa incarnato, dai petali lunghi. I fiori sono moderatamente profumati. Abbondantemente rifiorente, raggiunge un’altezza di 2 m e resiste bene in condizioni di siccità.