Museo Rose Antiche

museo rose antiche

Mundi, la storie e la leggenda

Se questa storia fosse avvenuta oggi, i giornali scandalistici l’avrebbero diffusa in tutto il mondo. I pettegolezzi si propagavano molto piu’ lentamente nel medioevo, quando lo scandalo coinvolse il re d’Inghilterra Enrico II, la sua consorte la regina Eleonora, la sua amante Rosamund Clifford e, come dice la leggenda, una rosa.

Enrico Plantageneto fu sposato a Eleonora d’Aquitania per più di un decennio quando, all’età di circa trent’anni, cominciò un rapporto passionale con l’adolescente Rosamund. La coppia si incontro’ probabilmente intorno al 1166 nel castello del suo ambizioso padre, Lord Walter de Clifford, che potrebbe aver incoraggiato la relazione per interesse sociale e politico. Nonostante questo, sembra che l’affetto tra Rosamund e Enrico fosse genuino e duraturo.

Il re si assicuro’ che la sua amante vivesse nella regalita’ e rese pubblica la loro relazione nel 1174, un anno dopo aver imprigionato Eleonora a causa di un conflitto su diritti di proprieta’ e una disputa sulla di lei scelta di un erede.

Questo dramma familiare dei Plantageneti sfocio’ in una battaglia reale con tragici episodi riguardanti Rosamund che vennero raccontati in ballate, poemi, novelle, opere, rappresentazioni teatrali e dipinti da Edward Burne-Jones e Dante Gabriel Rossetti.

Fair Rosamund ed Eleanor, Burne Jones Quasi tutte le versioni della storia di Rosamund pongono la scena al Woodstock Palace, una residenza di caccia reale vicino ad Oxford. Qui, in un posto riparato che Enrico fece costruire per lei, si trovavano una cappella privata, un chiostro e giardini a sua disposizione. Nel frattempo la regina gelosa tramo’ per intrappolare l’amante poco prima di un incontro con il Re. Eleonora corruppe un servitore per farla entrare di nascosto nel luogo segreto, ma Rosamund, impegnata nel suo ricamo, alzò lo sguardo e riuscì a scorgere la regina. La giovane donna, impaurita, cerco’ rifugio nel giardino-labirinto. Fuggendo si mise in tasca un pezzo di stoffa che stava ricamando, non accorgendosi che un capo del filo era ancora legato al gomitolo.

Questo filo consenti’ a Eleonora di raggiungere la rivale, obbligandola a scegliere tra una coppa di veleno e un pugnale. Rosamund bevve il veleno. Uscita della regina. Entrata del Re, che scoprì il corpo senza vita dell’amata. Inconsolabile, ordinò che fosse sepolta in un convento, coperta da un’aiuola delle sue rose favorite.

Dipinto di Cowper Frank Cadogan – Fair Rosamund e EleanorCosi’ dice la leggenda, e, come tante leggende, le strade dei fatti e delle finzioni sono strettamente collegate. Sarebbe piacevole sapere senza ombra di dubbio che il fiore che Re Enrico ordinò di piantare sulla sua tomba fosse il profumato e screziato rosso-bianco della Rosa Mundi, tradizionalmente conosciuto come ‘Fair Rosamund’s Rose’, ‘Rosamunde’, ‘Rosamonde’, e altre variazioni su questo tema (i botanici preferiscono il piu’ prosaico R. gallica versicolor).

Comunque le evidenze storiche documentate che legano questa rosa alla storia di Rosamund Clifford non si trovano prima del sedicesimo secolo. In egual misura, nessun dato storico conferma che la sua morte, intorno al 1176, fosse stata violenta o che la regina Eleonora (ancora agli arresti domiciliari in quel tempo) avesse avuto qualche parte in essa. Probabilmente Rosamund trovò la morte non a Woodstock, ma nel vicino monastero di Godstow Abbey, dove aveva trovato rifugio dal mondo esterno.

Queen-Eleanor-Fair-Rosamund Altri episodi della storia sono degni di essere raccontati. Re Enrico, fortemente addolorato, fece veramente posizionare la tomba di Rosamund dentro la chiesa del convento. Suo figlio, il Re Giovanni, anni dopo diede il compito alle monache di consolare con le loro preghiere le anime di Re Enrico e di Lady Rosamund qui sepolti. Eleonora ebbe la sua vendetta, anche se non per sua mano.

Due anni dopo la morte di Re Enrico, un vescovo che passava da Godstow, diede voce al suo orrore nel vedere fedeli che veneravano la tomba della peccatrice Rosamund come se fosse un altare. Il corpo venne quindi spostato in un cimitero, sempre nel territorio del convento, ma molto fuori mano. Una iscrizione latina sulla sua tomba, contribuisce a tramandare ai posteri l’insulto. Anche dopo che un altro Re Enrico ( quello con sei mogli) ridusse il monastero in rovine, durante la sua campagna di distruzione dei monasteri, l’iscrizione sopravvisse:

 

Hic jacet in tumba Rosa mundi, non Rosamunda; 

Non redolet, sed olet, quae redolere solet.

Molti autori hanno riportato delle traduzioni, giocando su l’implicito gioco di parole contenuto nel nome di Rosamund: Rosa mundi (significa “Rosa del mondo”; per questo motivo la Heritage Rose Foundation ha scelto questo nome per la sua rivista) e Rosamunda, “Rosa pura”. E.Cobham Brewer, un curatore di dizionario vittoriano, ha mediato l’obbrobrio con tatto:

Here Rose the graced, not Rose the caste, reposes; 

The smell that rises is no smell of roses.

Qui riposa Rosa l’aggraziata, non Rosa la casta;

L’odore che sale non e’ profumo di rose.

Il suo elegante eufemismo era ben lontano dalla durezza della filastrocca di John Stowe del 1631, che include le linee:

Though she was sweete, now foully doth she stinke,

A mirrour good for all men that on her thinke.

Sebbene fosse dolce, ora puzza in modo impressionante, 

uno specchio buono per tutti gli uomini che pensano a lei.

Fortunatamente per tutti i giardinieri che coltivano R. mundi, questa pianta molto resistente da malattie e tollerante l’ombra ha effettivamente un buon profumo di rosa.

Tratto da “A Rose by Any Name”

di Douglas Brenner & Stephen Scanniello

traduzione: Riccardo Viti